Gog by Papini Giovanni

Gog by Papini Giovanni

autore:Papini, Giovanni [Papini, Giovanni]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Gesang oj a perduto amour.

E lessi i primi versi:

Beloved carinha, mein Weltschmerz

Égorge mon âme en estas soledades.

My tired heart, Raju presvétlyj

Muore di gioia, tel un démon au ciel.

Lieber himmel, castillo de los Dioses,

Quaris quot durerà this fun desespéré?

Λαμπάδα θείς, drévo zizni….

La mia ignoranza linguistica mi vietò di seguitare. Guardai in faccia, in silenzio, il poeta Cocardasse.

— Forse, disse egli, non vi sembra equanime la quota di ciascuna lingua? Eppure nella repartizione ho tenuto conto proporzionale dei secoli di passato letterario, dell'importanza demografica e politica

Capii ch'era inutile discutere con un simile imbecille.

— Continuate il vostro lavoro, dissi, e a fin d'anno vedremo fino a che punto la poesia poliglotta sia suscettibile d'una larga vendita.

Congedato Cocardasse fu introdotto Otto Muttermann, di Stuttgart. Un monumento alto duecento centimetri che da mezzo secolo ardito era sceso sulla terra non certo per adornarla ma per illuminarla. Sembrava nato dall'incrocio d'un bove con una leonessa e la sua chioma ancora lunga, ancora bionda e ancora spettinata, come ai tempi mitici di Thor e dello Sturm und Drang, era il maggior suo titolo alla professione poetica. Era, oltre che poeta, metafisico, filosofo della storia e un po' assiriologo — nell'insieme un buon uomo, benché i suoi occhi di maiolica bluastra non fossero sempre rassicuranti. Gli avrei confidato un milione ma non l'avrei ricevuto senza un revolver in tasca.

— Per quanto di pura razza germanica, cominciò Muttermann con aria solenne, ho sempre ammirato il pensiero del francese Joubert che dice esattamente così: «S'il est un homme tourmenté par la maudite ambition de mettre tout un livre dans une page, toute une page dans une phrase, et cette phrase dans un mot, c'est moi». Di questo pensiero ho fatto, per quanto mi riguarda, un imperativo categorico. Il difetto dei miei connazionali è la prolissità e non si può esser grandi che liberandosi dalle abitudini medie della propria razza. Di più la poesia dev'esser la distillazione raffinatissima d'una goccia di profumo potente da una massa enorme d'erbe e di fiori.

«La mia vita è fedeltà a questo programma. A vent'anni concepii un'epopea lirica e filosofica che doveva contenere non solo la mia Weltanschauung, ma, di scorcio, l'evoluzione storica dell'umanità intorno al mito centrale di Rea-Cibele. A trent'anni il poema era finito ma troppo lungo: cinquantamilaseicento versi. Fu allora che scoprii il profondo aforisma di Joubert. Lavorai ancora d'accetta e di lima — a trentacinque anni i versi non eran più che diecimila e l'essenziale era salvo. A quarant'anni ero riuscito a ridurlo a quattromila; a quarantasei non contava più che duemilatrecento versi. A cinquanta, quando son arrivato qui, ero giunto a condensarlo in settecentoventi; e ora, grazie alla vostra generosa ospitalità, il mio sogno è raggiunto: la mia epopea è tutta racchiusa, finalmente, in una parola sola: parola magica, quintessenziale, che tutto abbraccia ed esprime. A voi offro il resultato dei miei trent'anni di faticoso tirocinio sulla via della perfezione.

E così dicendo posò sulla mia tavola una carta. La guardai. Nel mezzo della pagina, tracciata con elegante scrittura bastarda, c'era questa



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